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Gli indici di allerta della crisi d’impresa rappresentano strumenti fondamentali per prevedere situazioni di difficoltà finanziaria e agire tempestivamente. Questa guida illustra in dettaglio le modalità di calcolo e interpretazione degli indicatori previsti dal Codice della Crisi d’Impresa.
Il primo indicatore fondamentale è il patrimonio netto, rilevabile direttamente dallo stato patrimoniale con alcune specifiche rettifiche:
CALCOLO DEL PATRIMONIO NETTO
Totale A) Patrimonio Netto
– Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti (lett. A attivo)
– Dividendi deliberati e non ancora contabilizzati
– Riserva per operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi
= Totale Patrimonio Netto
Un patrimonio netto negativo (o inferiore al minimo di legge) rappresenta un primo segnale significativo di potenziale crisi, attivando la procedura di allerta.
Il DSCR è un indicatore previsionale che misura la capacità dell’impresa di generare flussi di cassa sufficienti a coprire il servizio del debito nei successivi sei mesi.
CALCOLO DEL DSCR (PRIMO APPROCCIO)
Numeratore:
• Giacenze iniziali di cassa
• Flusso della gestione operativa libero al servizio del debito
Denominatore:
• Uscite previste contrattualmente per rimborso di debiti finanziari (verso banche e altri finanziatori) nei successivi sei mesi
Il CNDCEC ha indicato anche un secondo approccio di calcolo basato sul rendiconto finanziario completo secondo il principio OIC 10, più adatto alle imprese di maggiori dimensioni con sistemi di programmazione budgetaria sofisticati.
Un valore del DSCR inferiore a 1 è considerato un segnale di potenziale crisi.
Quando il DSCR non è disponibile o ritenuto non affidabile, si valutano i seguenti cinque indici settoriali, con soglie di allerta differenziate per categoria di attività:
Indicatore | Numeratore | Denominatore |
---|---|---|
Oneri finanziari / Ricavi % | Interessi e altri oneri finanziari (voce C.17) | Ricavi netti (A.1) + Variazione lavori in corso (A.3) |
Patrimonio netto / Debiti totali % | Patrimonio netto rettificato | Tutti i debiti (voce D passivo) + Ratei e risconti passivi |
Liquidità a breve termine % | Attivo circolante a breve + Ratei e risconti attivi | Debiti a breve + Ratei e risconti passivi |
Cash flow / Attivo % | Utile + Costi non monetari – Ricavi non monetari | Totale attivo stato patrimoniale |
Indebitamento previdenziale e tributario / Attivo % | Debiti tributari (D.12) + Debiti previdenziali (D.13) | Totale attivo stato patrimoniale |
Gli indici settoriali devono essere valutati tutti insieme: solo quando tutti superano le rispettive soglie si configura una ragionevole presunzione dello stato di crisi.
In aggiunta ai sette indici principali, il Codice della Crisi identifica altri segnali significativi:
Sintomi che minacciano la continuità aziendale non rilevabili dagli indici numerici ma che devono essere monitorati dall’organo amministrativo, seguendo il principio di revisione ISA 570.
Gli indici di allerta vanno interpretati secondo una precisa sequenza gerarchica:
L’articolo 13, comma 3 del Codice stabilisce che l’impresa può discostarsi dagli indici standard se li ritiene non adeguati alle proprie caratteristiche. In tal caso deve:
Gli indici di allerta della crisi d’impresa rappresentano un sistema integrato di segnali e parametri che, interpretati correttamente, permettono di identificare tempestivamente segnali di difficoltà finanziaria. La loro analisi gerarchica, combinata con una valutazione complessiva della situazione aziendale, consente di attivare efficacemente le procedure di composizione assistita della crisi prima che la situazione diventi irreversibile.
È importante sottolineare che questi indicatori non devono essere considerati isolatamente ma valutati nel loro complesso, tenendo conto delle specificità dell’azienda e del contesto economico in cui opera.
Fonte: Documento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, approvato dal MISE in attuazione del D.Lgs. 14/2019.
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